La correlazione tra Covid 19 e PM10/PM2.5
a cura di Rosa Menale Ingegnere Ambientale, Mattia Vezzi, Dott. biotecnologie biomolecolari e industriali
Esiste una correlazione valida a livello scientifico tra la diffusione del virus SARS CoV-2e il particolato di origine antropica (PM 10 e PM 2.5)?
È questa la domanda che attanaglia i ricercatori di mezzo mondo in questo momento. Tanti studi scientifici (ancora non validati dal peer-review, che come sappiamo richiede tempistiche lunghe) sono apparsi sui social media e sul web per provare a rispondere a questa domanda. I più autorevoli per quanto riguarda l’italia sono stati gli studi del SIMA (Società Italiana di Studi Ambientali: Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione ) e del IAS (Società Italiana di Aerosol: http://www.iasaerosol.it/attachments/article/96/Nota_Informativa_IAS.pdf) che cercano di correlare causa (diffusione del virus) effetto (estrema virulenza e diffusione), e uno studio americano della Harvard University (https://projects.iq.harvard.edu/covid-pm).
I dati certi che possiamo analizzare fino ad oggi sono riportati in tanti studi validati che dimostrano come l’elevata concentrazione di PM10 e PM2.5 comprometta le vie respiratorie e sia causa tra le patologie più diffuse a livello mondiale ovvero le malattie cronico-degenrative legate all’apparato respiratorio e alle malattie cardiovascolari.
L’ipotesi che un’alta concentrazione di particolato (PM10, PM2.5) renda il sistema respiratorio più suscettibile alle infezioni e alle complicanze della malattia infettive in generale, è più che valida. Più è alta e costante nel tempo (come per gli anziani) l’esposizione a PM più è alta la probabilità che il sistema respiratorio sia predisposto ad una malattia più grave. D’altra parte, è noto che l’inquinamento atmosferico da PM 10 e PM2.5, subito dopo dieta, fumo, ipertensione e diabete è uno dei fattori di rischio più importanti per la salute e causa ogni anno 2.9 milioni di morti premature in tutto il mondo (https://www.stateofglobalair.org/report).
D’altra parte vari studi hanno cercato di correlare la diffusione del virus all’alta concentrazione di particolato, in particolare usando quest’ultimo come “carrier” (trasportando il virus). Nonostante non ci siano ancora evidenze scientifiche per il caso specifico del trasporto del SARS CoV-2 mediante particolato è noto che molti agenti patogeni possono essere trasportati dall’inquinamento atmosferico come riportato nei vari articoli scientifici qui menzionati:
- Chen P-S., et al., 2010 “Ambient Influenza and Avian Influenza Virus during Dust Storm Days and Background Days” Environmental Health Perspectives, 118, 9
- Ye Q., et al., 2016 “Haze is a risk factor contributing to the rapid spread of respiratory syncytial virus in children” Environ Science and Pollution Research, 23, 20178-20185
- Chen G., et al., 2017 “Is short-term exposure to ambient fine particles associated with measles incidence in China? A multi-city study.” Environmental Research 156, 306-311
- Peng L., et al., 2020 “The effects of air pollution and meteorological factors on measles cases in Lanzhou, China” Environmental Science and Pollution Research
Si riporta infine un documento redatto dallo Steering Committee del progetto CCM RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute) molto interessante che riassume il quadro della situazione. (https://www.scienzainrete.it/articolo/inquinamento-atmosferico-e-covid-19/rete-italiana-ambiente-e-salute/2020-04-13)